Calcata è un paesino situato a circa quaranta chilometri da Roma, arroccato su una rupe vulcanica a strapiombo sulla Valle del Treja. Ha meno di mille abitanti, nella parte più antica forse addirittura soltanto un centinaio. Lo sperone di roccia sul quale sorge lo fa sembrare come sospeso nel vuoto, come fosse fuori dal tempo. Le sue origini risalgono al popolo falisco, coevo degli etruschi, che vide il massimo splendore tra il VII e VI secolo a.C. Abbandonato dalla maggior parte degli abitanti negli anni Trenta del Novecento, tornò ad essere popolato intorno agli anni Sessanta.
Arrivare a Calcata in bicicletta
Sono arrivato a Calcata dalla strada provinciale che passa per Magliano Romano, un percorso immerso nei campi e nel silenzio con sullo sfondo il monte Soratte che guarda e protegge.
Per qualche chilometro, dopo Magliano Romano, non ho incrociato alcuna macchina, l’unico rumore era il vento che tirava leggero su campi da poco dissodati e resi pronti per la coltura appena l’inverno avrà fine.
Qui, la campagna, è a balze, a lievi colline le une diverse dalle altre, dietro ogni dosso si aprono nuovi scenari coi loro segreti.
Appena entrato in Calcata, la musica non è cambiata. A investirmi, oltre agli archi ricoperti di edera, le botteghe, gli studi degli artisti e gli scorci mozzafiato sulla valle sottostante, è stato il silenzio. È il silenzio il padrone di Calcata, anche perché, una volta dentro le sue mura, il telefono non funziona. Non c’è campo.
Mi sono fermato su un terrazzino che dà a strapiombo sulla valle. Si sentivano i rami degli alberi più sotto muoversi sotto i delicati colpi del vento. E si sentiva anche il fiume, in lontananza. Sulle pietre scaldate dal sole diversi gatti dormivano come se io non esistessi. A poco a poco mi sono lasciato andare. Minuto dopo minuto ho capito che era inutile continuare a guardare il telefono, che potevo e dovevo abbandonarmi anche io alla pace.
Perché tanti artisti vengono a Calcata?, mi sono chiesto ancora. E la risposta è stata semplice e immediata. Perché per creare occorre allontanarsi dal frastuono della città, dalle occupazioni di tutti giorni, distaccarsi per ascoltarsi e lasciare fluire ciò che si ha dentro.
Lo disse meglio di me Pablo Picasso:
L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni.