Qui di seguito alcuni stralci della mia intervista ad Andrea Schnöller per la verticale “Filosofia e Religione” che curo per la RSI, in occasione dell’uscita di un libro a lui dedicato per Gabrielli Editori: “Consapevolmente Uomo. Storia e vita di un maestro di meditazione”.
Sulla vocazione
«A dodici anni ho fatto la mia scelta, e sono entrato come “fratino” nel Seminario Serafico di Faido. Non mi sono mai pentito di aver fatto quella scelta, anche se mi sono posto molte domande e, credo, oggi non la farei più o, comunque, diversamente. Non si può decidere della propria vita a dodici anni. Anzi, non dovremmo decidere mai in modo “assoluto”, “definitivo”. Dio è libertà e amore, non è mai costrizione. La nostra “conoscenza”, sia della realtà di noi stessi che della vita, è sempre in divenire. È un processo naturale, che Dio rispetta. E anche noi dovremmo imparare a rispettarlo, pur imparando nel contempo ad assumere i nostri impegni, a sviluppare il senso di responsabilità e di affidabilità».
Sull’andare in crisi
«Posso dire che tempi di “crisi” li ho sempre avuti. Non è possibile vivere, soprattutto oggi, senza andare in crisi. Andare in crisi – di qualsiasi natura sia questa crisi – non è sicuramente un’esperienza esaltante o piacevole. Ma è sicuramente necessaria per crescere. La vita è un processo, è un continuo cambiamento, è crescere. Il mio approccio alla meditazione di consapevolezza – cioè, di presenza e di ascolto – è stato per me un grande aiuto a vivere bene questi momenti di crisi, facendo leva sulla pace interiore, sul silenzio che ascolta e si dispone a capire; ma anche sulla pace fisica, la cura e il benessere del corpo, l’armonia, l’abbandono fiducioso e la consegna radicale di me stesso a una Presenza intelligente, sollecita e buona, che mi rassicurava e, quando occorreva, mi rimpoverava e correggeva, ma sempre con tanto affetto e fedeltà».
Sulla meditazione
«Più vado avanti nel mio cammino meditativo, e più mi rendo conto che la meditazione è essenzialmente un cammino di educazione sistematica e perseverante del corpo, della mente, del cuore e dello spirito alla pace interiore, alla calma, alla serenità, al silenzio che ascolta con empatia tutto ciò che la vita ci fa incontrare o ci presenta. È un allenamento che richiede, come ho appena detto, tempo e perseveranza. L’impazienza e la fretta sono il grande ostacolo alla retta meditazione. Ma qui ci sarebbe molto da dire, perché sono molti gli elementi che qualificano il silenzio meditativo, e sono altrettanto numerosi gli elementi che lo ostacolano, senza che neppure ce ne accorgiamo».
Su yoga e cristianesimo
«Lo yoga è meditazione. Credo che si possa realisticamente parlare di meditazione crisitana, meditazione biblica, meditazione induista, meditazione buddhista e così di seguito. Perché ogni tradizione ha le sue particolarità, che sono preziose. Ciò nonostante, credo che la meditazione sia fondamentalmente una. Qualcuno ha detto: “Se sei in amore con una situazione sei in meditazione”. È fantastico! Giuseppe Ungaretti: “Mattino: M’illumino d’immenso”».
Sull’antiguru
«Neppure io capisco bene il senso di quest’espressione. Ma l’impressione è che chi mi definisce così intrende dire: nel suo rapporto con le persone e i gruppi di meditazione padre Andrea non intende essere un maestro, ma un discepolo come tutti quelli che lo frequentano. E questo mi va benissimo. Ma sono sicuro che va benissimo anche per la stragrande maggioranza di tutti coloro che nella tradizione induista sono chiamati “guru”».